La nascita dell'opera ~ Η γέννηση της όπερας

Camerata Fiorentina

Targa  su palazzo Bardi a Firenze

 

Camerata Fiorentina o Camerata de’ Bardi, dal nome del Conte Giovanni Bardi si intende quel gruppo di letterati e musicisti attivi a Firenze che negli ultimidecenni del ‘500 ispirati delle antiche tragedie greche si incontravano per discutere di musica, letteratura, scienza ed arti.
Musicisti come Jacopo Peri, Vincenzo Galilei (padre di Galileo), Giulio Caccini, Emilio de’ Cavalieri, letterati come Ottavio Rinuccini e Girolamo Mei, sono alcuni protagonisti di questa stagione carica di tensione creativa.
L'intendimento della Camerata era principalmente quello di riportare ai fasti di un tempo lo stile drammatico degli antichi greci.

Dafne“ è in assoluto la prima composizione conosciuta, che secondo gli attuali standard, può essere considerata un'opera che venne composta da Jacopo Peri, nel 1598.
Il soggetto è incentrato sulla storia dell'amore fra il dio Apollo per la ninfa Dafne.
Essa fu probabilmente rappresentata fra il 1597 e il 1598 a Palazzo Corsi e costituì il tentativo di far rivivere la tragedia greca, secondo nuovi dettami. Fu molto lontana da ciò che gli antichi greci avrebbero approvato,
ma divenne una nuova forma di spettacolo che si sarebbe poi sviluppata nei successivi 400 anni.

La prima azione teatrale eseguita in pubblico è “L’Euridice” che fu rappresentata il 6 ottobre 1601, in Palazzo Pitti, in occasione delle nozze del re Enrico IV di Francia con Maria de’ Medici.
Racconta la storia d'amore fra i personaggi mitologici di Orfeo ed Euridice, composta da Jacopo Peri su di un libretto dell'egloga pastorale omonima del poeta fiorentino Ottavio Rinuccini.
Quasi due anni dopo, il 5 dicembre 1602 viene preceduta da un’altra “L’Euridice” di un grande musicista laziale, Giulio Caccini (1571 - 1618), basata sullo stesso libretto, sempre a Palazzo Pitti.

Accademia Platonica di Firenze ~ Πλατωνική Ακαδημία της Φλωρεντίας



L'Accademia platonica di Firenze fu un'istituzione culturale fondata a Firenze
nel 1462 da Marsilio Ficino, per incarico di Cosimo de' Medici,
nella Villa medicea di Careggi.


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Il contesto culturale in cui l'Accademia si trovò ad operare era allora fortemente segnato dal platonismo, rinato in Italia verso la fine del XV secolo, attraverso l'umanesimo. Fu in particolare l'istituzione di cattedre di greco nelle principali università, dovuta a diversi episodi come la provvisoria riunificazione tra le Chiese d'Oriente e d'Occidente del 1438, o la diaspora di intellettuali bizantini dopo la presa di Costantinopoli (1453) arruolati come insegnanti in Italia, che permise l'uso diretto dei testi di Platone, pressoché sconosciuti nel Medioevo, che diede avvio alle traduzioni in latino.


 A Firenze l'Accademia, che doveva significare simbolicamente la riapertura dell'antica Accademia di Atene, costituì un importante cenacolo di artisti, filologhi e intellettuali. Qui Marsilio Ficino tradusse in latino l'opera di Platone, ma anche di Plotino e di altri esponenti del neoplatonismo: fu proprio quest'ultima chiave interpretativa del platonismo a prevalere. Platone cioè era considerato idealmente il capostipite di concezioni filosofiche appartenute anche ad autori successivi e cristiani, come Agostino o Boezio.
Fra gli esponenti principali dell'Accademia Neoplatonica ci furono, oltre allo stesso Ficino, Pico della Mirandola, Poliziano, Nicola Cusano, Leon Battista Alberti, Bartolomeo Scala e Cristoforo Landino, nonché esponenti della famiglia dei Medici, quali Giuliano de' Medici e Lorenzo il Magnifico. essi si riunivano alla villa di Careggi, nei dintorni di Firenze.


Dopo la morte del Magnifico (1492) l'Accademia si riunì alla villa di Bernardo Rucellai, presso gli Orti Oricellai. Fecero parte di questa "seconda generazione" Niccolò Machiavelli, il Trissino, Jacopo da Diacceto, Luigi Alamanni e tanti altri. Tra l'altro in questo periodo l'Accademia si distinse per le posizioni favorevoli alla Repubblica e quindi antimedicee, che valsero agli accademici non pochi problemi. L'Accademia fu infatti sciolta nel 1523, in conseguenza della congiura ordita contro il cardinale Giulio de' Medici da parte di alcuni suoi membri. (wiki)

Il concilio di Firenze ~ Η Εν Φλωρεντία Σύνοδος

Giovanni VIII Paleologo nell'affresco di Benozzo Gozzoli nella Cappella dei Magi
Palazzo Medici Riccardi, Firenze
Da tempo la Repubblica fiorentina si adoperava per ottenere il trasferimento del concilio a Firenze, che dal 1438 era riunito a Ferrara con il compito di attuare la riunificazione delle Chiese d'Occidente e d'Oriente.
Dall'autunno dello stesso anno l'attività diplomatica delle autorità fiorentine potè intensificarsi approfittando di una crisi profonda che rischiava di portare alla chiusura dei lavori. Gli ostacoli erano molteplici: l'epidemia di peste in Val Padana, la conquista dei territori pontifici in Emilia da parte delle truppe dei Visconti, le spese elevatissime sostenute dall'amministrazione pontificia per ospitare la rappresentanza greca.
Il 3 dicembre la Repubblica inviò a Ferrara come ambasciatore presso papa Eugenio IV, Lorenzo di Giovanni di Bicci de' Medici per offrire ospitalità al concilio e ai suoi partecipanti e il finanziamento con ingenti somme di denaro stanziate. Gli stanziamenti comunali deliberati crebbero nel corso del mese fino a 4.000 fiorini stanziati il 30 dicembre. Sostenitori diretti del trasferimento erano i Medici, in particolare Cosimo il Vecchio, fratello maggiore di Lorenzo, divenuto arbitro indiscusso della situazione politica cittadina dopo il rientro dall'esilio nel 1434.
Il 10 gennaio 1439, papa Eugenio IV chiuse l'ultima sessione conciliare a Ferrara e deliberò il trasferimento a Firenze.
Il 27 gennaio, giorno dell'arrivo a Firenze del papa, fu dichiarato festivo, affinché tutta la cittadinanza potesse assistere ai solenni festeggiamenti. Il patriarca Giuseppe, arrivato l'11 febbraio.
L'imperatore Giovanni VIII Paleologo giunse il 15 febbraio facendo un ingresso spettacolare. Il cancelliere della Repubblica, Leonardo Bruni accolse le due autorità greche con solenni discorsi in greco.
I rappresentanti greci furono ospitati in eleganti dimore cittadine.
Il patriarca Giuseppe prese dimora in Palazzo Ferrantini in borgo Pinti,
l'imperatore Giovanni ebbe a disposizione l'insieme di Palazzo Peruzzi e delle case attigue fra la piazza omonimae borgo de' Greci,
Il fratello Demetrio risedette nel Palazzo de' Castellani nell'attuale piazza de' Giudici.
Il 26 febbraio si tenne la seduta iniziale che dette l'avvio ai lavori. Le sessioni, tenute nella sala grande del Palatium Apostolicum di Santa Maria Novella, iniziarono il 2 marzo. Cosimo il Vecchio de' Medici, il principale promotore privato e finanziatore del concilio, ottenne di poter presenziare alle sessioni.
Le trattative furono turbate il 10 giugno dall'improvvisa morte del patriarca Giuseppe, sepolto nella stessa chiesa di Santa Maria Novella, nel transetto destro.
Fra i partecipanti al concilio c'erano molti prelati umanisti: Niccolò Albergati, Giovanni Bessarione, Branda Castiglione, Domenico Capranica, Giovanni Cesarini, Tommaso Parentucelli (poi papa Niccolò V), Giovanni Torquemada, Ambrogio Traversari (abate del monastero fiorentino di Santa Maria degli Angeli). Con costoro poterono confrontarsi umanisti e letterati fiorentini di prim'ordine, quali Poggio Bracciolini, Leonardo Bruni, Giannozzo Manetti, Carlo Marsuppini.
Artisti e architetti come Brunelleschi, Donatello, Ghiberti, musicisti come Squarcialupi, matematici e astronomi come Toscanelli, arricchivano ulteriormente questo inedito consesso di personalità eccellenti, ingegni e artefici straordinari sullo sfondo di una Firenze già culla dell'umanesimo e del nuovo stile rinascimentale, ora eletta a luogo di incontro e fulcro pacificatore della cristianità. Ad essi si univa anche Leon Battista Alberti giunto a Firenze con papa Eugenio IV, come abbreviatore apostolico.
L'arrivo di dotti bizantini come Emanuele Crisolora, Giorgio Trebisonda, Teodoro di Gaza e Gemisto Pletone permise l'ingresso di centinaia di codici greci nelle biblioteche fiorentine.

Giuseppe II, patriarca di Costantinopoli
nell'affresco di Benozzo Gozzoli nella Cappella dei Magi
Palazzo Medici Riccardi, Firenze

La dottrina dei principali rappresentanti della scienza e del pensiero orientale favorì interessanti sviluppi dell'umanesimo, della filosofia e della cultura. Così i sontuosi corteggi che accompagnavano il patriarca e l'imperatore d'Oriente, con i costumi e le fisionomie esotiche, usanze e riti singolari, suscitarono tanta curiosità e stupore da lasciare immancabili segni nell'immaginario di artisti e letterati. 
Firenze sembrava vivere la 'favola' del viaggio dei Magi d'oriente.

Il 6 luglio in Santa Maria del Fiore, il cardinale Cesarini e il cardinale Bessarione proclamarono solennemente la riunificazione delle due Chiese con due discorsi rispettivamente in latino e in greco.
Il 22 novembre, ancora in Duomo si celebrava l'unione con gli armeni stipulata dalla bolla Deo auditori nostro.
Il 4 febbraio 1441 in Santa Maria Novella fu data lettura della bolla Cantate Domino quondam magnifice fecit che sanciva l'unione con la Chiesa copta.

Il successo religioso e politico del concilio fu di breve durata, poiché le Chiese latina e greca riunite a Firenze ben presto tornarono a dividersi, mentre Costantinopoli cadeva in mano a Maometto II nel 1453. Assai più duraturo e profondo fu invece l'apporto culturale dell'evento che ebbe conseguenze importanti anche a lungo termine.  
L'arrivo dei dotti bizantini e dei loro codici offrì l'occasione di scoprire e conoscere la cultura greca antica. I filosofi fiorentini si aprirono con interesse al pensiero di Platone, mentre Leon Battista Alberti nei suoi trattati evidenziò i caratteri peculiari e imprescindibili della bellezza propria della grecità classica. Nelle arti figurative il modello greco provocò un significativo rinnovamento stilistico verso una maniera più dolce, luminosa, elegante e raffinata, ben evidente nelle opere di Ghiberti, Donatello, Luca della Robbia, Angelico e Domenico Veneziano.

Autoritratto di Benozzo Gozzoli dove forse sono raffigurati
Giorgio Gemisto Pletone, Giovanni Argiropulo, Isidoro di Kiev,
Teodoro Gaza e Niccolò Perotti.
Palazzo Medici Riccardi, Firenze

La riunificazione della Chiesa d'Occidente con la Chiesa d'Oriente sancita nel concilio di Firenze nel 1439 è celebrata allusivamente in alcune opere figurative realizzate negli anni seguenti. Le più significative fra quelle che la critica ha riferito a tale importante evento, sono:
⋆ la formella in bronzo dorato di Lorenzo Ghiberti raffigurante l' Incontro di Salomone con la regina di Saba nella Porta del Paradiso al Battistero (ora Museo dell'Opera del Duomo),
⋆ l'affresco di Paolo Uccello con il Diluvio Universale nel chiostro verde di Santa Maria Novella,
⋆ la facciata di Santa Maria Novella progettata da Leon Battista Alberti,
⋆ le illustrazioni miniate da Apollonio di Giovanni nel codice con l'opera di Virgilio nella Biblioteca Medicea Laurenziana.
⋆ gli affreschi di Benozzo Gozzoli raffiguranti il Viaggio dei Magi nella cappella di Palazzo Medici
  
Fonti:  Accademia Colombaria, Palazzo Medici Riccardi, Wikipedia.

Museo archeologico nazionale di Firenze


kouroi dell'Apollo e dell'Apollino (Milani)



Torso maschile 480-470 B.C.



Testa femminile 575-550 B.C.




Kylix Attico 510-500 B.C


Vaso Greco



Il Vaso di Ergotimos e Kleitias ~ Κρατήρας του Κλειτία (Vaso François)




.GR. Ο κρατήρας του Κλειτία ή αγγείο του Φρανσουά είναι αρχαιολογικό εύρημα που φιλοξενείται στο Αρχαιολογικό Μουσείο της Φλωρεντίας.
Κατασκευάστηκε στην Αττική και χρονολογείται στα 570 π.Χ. Εχει ύψος 66 cm και διάμετρο 57 cm.
Βρέθηκε απο τον Ιταλό Αλεσάντρο Φρανσουά το 1844 σε ένα τάφο στο Κιούσι της Ιταλίας.
Είναι ένα από τα σημαντικότερα καλλιτεχνήματα αρχαίας αττικής κεραμικής και αγγειογραφικής τέχνης ζωγραφισμένο σε αττικό μελανόμορφο ρυθμό.
Ως κρατήρας χρησίμευε στην ανάμειξη του κρασιού με νερό πριν την πόση.
Είναι έργο του κεραμέα Εργότιμου, ενώ φιλοτεχνήθηκε από τον αγγειογράφο Κλειτία, δύο από τους αρχαιότερους γνωστούς αττικούς καλλιτέχνες. Τα ονόματα των καλιτεχνων ειχαι γραμμένα δύο φορές στην κύρια πλευρα του αγγείου.Τα γράμματα των επιγραφών είναι αττικά.

Vaso François (Museo archeologico nazionale di Firenze) è il nome convenzionale attribuito, dal nome dell'archeologo che lo scoprì nel 1845 a Chiusi,
ad un cratere a volute a figure nere di produzione attica, capolavoro della ceramografia arcaica, datato intorno al 570 a.C. Si tratta del più antico cratere a volute attico conosciuto.
Le sue dimensioni si sviluppano su un'altezza di 66 cm e un diametro massimo di 57 cm.
Un'iscrizione dipinta sullo stesso vaso ne riporta gli autori: il ceramista Ergotimos e il ceramografo Kleitias. L'iscrizione è riportata due volte: una prima con due frasi verticali inserite nella scena delle nozze di Peleo e Teti, e una seconda, non interamente conservata, sopra una nave raffigurata sul collo.

Παραστασεις - Scene dipinte

.GR. Η πρώτη ζωφόρος η υψηλότερη πού διακοσμεί τον λαιμό του αγγείου εικονίζει στην Α' πλευρά τον Καλυδώνιο Κάπρο συμπεριλαμβανομένων των ηρώων Μελέαγρο, Πηλέα, Αταλάντη. Η παράσταση είναι πλαισιωμένη από δύο σφίγγες με ταινία φοινίκων και ανθέων λοτού.

Sul lato anteriore (quello che corrisponde alla sottostante processione degli dei verso la casa di Peleo e Teti) troviamo l'episodio della caccia al cinghiale calidonio, alla quale partecipano Meleagro e Peleo.



.GR. Η Β' πλευρά περιέχει παράσταση Αθηναίων εφήβων ορχούμενων, ενώ ο Θησέας τους οδηγεί παίζοντας λύρα μπροστά από την ιστάμενη Αριάδνη και την τροφό της.

Sul lato posteriore troviamo i 14 giovani ateniesi (sette ragazzi e sette ragazze) che erano stati inviati a Creta come sacrificio per il Minotauro, i quali danzano al cospetto di Teseo che li ha salvati e che conduce la danza suonando la lira; di fronte a Teseo si trova Arianna. 
Nella parte sinistra della scena compare il quattordicesimo giovane (Phàidimon), che per ultimo si unisce alla danza. La nave, che aveva accompagnato Tèseo a Creta e che probabilmente si era allontanata, dopo un tempo stabilito è ritornata a prenderlo ed i marinai, scorgendo i danzatori, capiscono che l’impresa è riuscita. La nave consiste in una lunga e bassa imbarcazione a remi, munita di una sola vela; il timoniere, vestito in maniera pesante per difendersi dalla brezza marina, sta manovrando il timone. A bordo c’è una grande animazione: alcuni rematori si sono alzati, uno s’è tuffato fuori dalla nave e nuota. Sono conservati sedici rematori, ma dovevano essere trenta (la nave era infatti una triakòntoros e risulta lacunosa: resta la prua a sperone aguzzo, terminante in testa di cinghiale).

Si tratta di un soggetto molto raro, gli unici altri esempi giunti sino a noi appartengono a Kleitias stesso. Piccoli frammenti di due vasi trovati sull'Acropoli di Atene provengono da immagini di danza più grandi di quelle del vaso François: parti dei ballerini su Acropolis 1.596, il volto di una donna e il retro di una testa con l'iscrizione [Eur]ysthenes, il nome del quinto danzatore a partire dalla sinistra del vaso François, su Acropolis 1.598.





.GR. Η πρώτη ταινία στην Α' πλευρά εικονίζει αγώνα αρματοδρομίας που είναι μέρος των αγώνων που διοργάνωσε ο Αχιλλέας προς τιμή του νεκρού φίλου του Πάτροκλου το τελευταίο έτος του Τρωικού πολέμου.

Su un lato vi è la corsa dei carri, evento principale ai giochi funebri tenuti da Achille in onore di Patroclo, descritti nel XXIII libro dell'Iliade.

 

.GR. Στην Β' πλευρά εικονίζεται η Κενταυρομαχία μεταξύ των Λαπίθων και Κενταύρων που έλαβε μέρος στους γάμους του Πειρίθου και της Ιπποδάμειας. Η πολύπλοκη αυτή παράσταση αποτελείται από επτά επί μέρους εικόνες. Ξεκινώντας από τα αριστερά, ένας Κένταυρος προς τα αριστερά υψώνει με τα δύο χέρια έναν μεγάλο λευκό βράχο κάνοντας προσπάθεια βολής στοχεύοντας τον Θησέα που ήταν καλεσμένος στο γαμήλιο γλέντι. Ο Θησέας με την ασπίδα του πολεμάει στο πλευρό του οικοδεσπότη. Ένας άλλος Κένταυρος προς τα δεξιά πολεμάει. Στα πόδια του μπροστά κείτεται ένας τρίτος νεκρός κένταυρος προς τα δεξιά. Απέναντί του βρίσκεται ο Λαπίθης Αντίμαχος με κράνος στο κεφάλι και μακρύ δόρυ. Ο Καινέας εικονίζεται από μπροστά με το κεφάλι προς τα δεξιά. Εξακοντίζει το δόρυ του ενώ τρεις κένταυροι του επιτίθεται. Οι τρεις αυτοί Κένταυροι είναι: ο Υλαίος προς τα δεξιά κρατάει ένα κλαδί στα δύο του χέρια. Ο Άκριος και ο Άσβολος προς τα αριστερά κρατούν από ένα μεγάλο βράχο στα δύο τους χέρια. Ο Άσβολος εικονίζεται με μαύρο ανθρώπινο σώμα, αλογίσιο σώμα και μαύρη αλογίσια ουρά. Ο Πετραίος καλπάζει προς τα δεξιά κρατώντας ένα κλαδί δέντρου στα δύο του χέρια. Επιτίθεται στον Λαπίθη Όπλωνα προς τα αριστερά. Ο Κένταυρος Μελάνιππος κρατάει έναν λευκό βράχο στα δύο του χέρια κάνοντας άλμα προς τα δεξιά, επάνω από τον θνήσκοντα Κένταυρο Πύρρο, και έτοιμος να επιτεθεί έναν Λαπίθη προς τα αριστερά. Δύο άλλοι Κένταυροι, ένας από αριστερά και ένας από δεξιά επιτίθεται με κλαδιά σε έναν Λαπίθη. Ένας άλλος Λαπίθης, ο Δρύας προς τα δεξιά έχει αιχμαλωτίσει τον Κένταυρο Ορόσβιο και ετοιμάζεται να τον σφάξει, ενώ ο Ορόσβιος προς τα αριστερά εκλιπαρεί προς έλεος. 

Sulla fascia sottostante del collo è raffigurata una centauromachia: la battaglia tra Centauri e Lapiti.
I Centauri invitati da Piritoo re dei Lapiti al banchetto delle sue nozze con Ippodamia, presi dal vino, non rispettarono né la sposa né le fanciulle lapite. Nella zuffa terribile che ne seguì i Centauri furono massacrati. La leggenda fu rappresentata tra l’altro nel frontone ovest del tempio di Zeus a Olimpia.
Ancora una volta l’eroe ateniese Tèseo, venuto in aiuto del suo grande amico, il lapita Pirìtoo.




.GR. Η κύρια ζωφόρος εικονίζει πομπή θεών στον γάμο του Πηλέα και της Θέτιδος. Πλήθος χαρακτήρων γεμίζουν το αγγείο με την εικόνα αυτή. Στο τέλος της πομπής βλέπουμε τον Πηλέα στο βωμό και την Θέτιδα στον οίκο. Ο Πηλέας χαιρετά τον δάσκαλό του Χείρωνα που μαζί με την θεά Ίριδα είναι επικεφαλής της πομπής. 

Sulla spalla del vaso, nel suo punto di massima espansione, si trova la fascia decorativa principale, con la processione degli dei alle nozze di Peleo e Teti, i futuri genitori di Achille., che scorre lungo l'intera circonferenza del vaso. Teti si affaccia da una porta semiaperta; Peleo è in piedi di fronte all'edificio mentre accoglie gli dei invitati alle nozze. In funzione di una migliore leggibilità della scena Kleitias pone frontalmente la casa di Teti e Peleo: è uno dei tre edifici rappresentati sul vaso, importanti per la storia dell'architettura greca. È un edificio a timpano, con un portico formato dalla prosecuzione delle pareti laterali e con due colonne tra le estremità decorate. La lunga processione è guidata da Chirone (che stringe la mano a Peleo) e Iris. Seguono tre figure femminili affiancate che sono seguite a loro volta da Dioniso. In nessun altro luogo Dioniso è rappresentato in questo modo: ha il passo allungato e un'anfora piena di vino sulla spalla, il viso è rappresentato frontalmente e nel periodo arcaico il volto frontale non è mai usato a caso. Gli altri volti frontali di questo fregio sono riservati a Calliope, una delle nove Muse figlie di Zeus, che suona il flauto di Pan, e ad Efesto che come nel precedente di Sofilo chiude la processione. Efesto giunge dietro i carri (il carro di Atena e Artemide accompagnate dalle Moire, il carro di Apollo, di Afrodite, di Poseidone e Anfitrite) in sella ad un asino, come Dioniso sembra assumere una posizione inferiore rispetto agli altri dei, ma entrambi saranno ricompensati in seguito, con il loro trionfo nella scena del ritorno di Efesto. Il mito vuole che la dea della discordia non fosse stata invitata alle nozze e che per questo la dea avesse lanciato il pomo d'oro da cui sarebbe scaturita la guerra di Troia a causa del giudizio di Paride, e quindi la morte di Achille. Nei pressi delle anse il fregio finge di proseguire come se queste vi fossero sovrapposte.



.GR. Η τέταρτη ζωφόρος στην Α' πλευρά εικονίζει τον Αχιλλέα που σκοτώνει τον Τρωίλο.

Sul lato principale A (registro superiore), sotto il matrimonio, sono rappresentati l'agguato di Achille a Troilo sotto le mura di Troia, l'ira di Apollo per l'uccisione di Troilo presso il santuario a lui dedicato, Priamo spaventato per ciò che accade. I fratelli di Troilo, Ettore e Polites, escono dalle porte della città; sugli spalti, nelle feritoie, ci sono cumuli di pietre da scagliare contro gli aggressori. 



.GR. Η πλευρά Β' εικονίζει την επιστροφή του Ήφαιστου στον Όλυμπο καβάλα σε ένα μουλαράκι, με οδηγό τον Διόνυσο και ακολουθία σατύρων και νυμφών.

Sul lato secondario B' del vaso, in corrispondenza alla scena dell'agguato di Achille a Troilo , è il ritorno del dio Efesto sull'Olimpo, dal quale era stato scacciato dalla madre Era e al quale viene ricondotto da Dioniso e dal suo tiaso. Nella metà sinistra della scena Era è seduta con Zeus e Afrodite alla presenza di altri dei; sulla destra Dioniso conduce il mulo su cui si trova Efesto accompagnato da satiri e ninfe. Quella di Dioniso sul Vaso François è una rappresentazione precoce, non ce ne sono prima del VI secolo a.C.; anche i satiri compaiono solo nella prima parte del VI secolo a.C. e quelli di Kleitias sono i più inusuali; non solo perché hanno gambe equine, oltre a coda e orecchie come i satiri sui vasi contemporanei, ma il loro intero aspetto è magro ed equino e, diversamente dalla maggior parte dei satiri a Figure nere, per nulla suino. Le teste di satiri di Kleitias, con i loro nasi aquilini e i capelli sulla fronte, sono molto simili alle teste dei suoi centauri, pur con qualcosa di più selvaggio e spaventoso.



.GR. Η πέμπτη ζωφόρος εικονίζει σφίγγες και γρύπες με άνθη λοτού, φοίνικες, πάνθηρες και λιοντάρια που κυνηγάν βόδια, έναν κάπρο και ένα ελάφι. 

Nell’ultima zona figurata (registro inferiore) sopra il piede compaiono animali ripartiti in sei gruppi, con al centro un gruppo derivato dalla tradizione del vicino Oriente (le sfingi ai lati dell’ "albero sacro"). Nell’arte greca arcaica, sia sui frontoni dei templi che sui vasi, erano frequentemente rappresentati gruppi di fiere rese nell'atto di azzannare cerbiatti o tori. Nell’arte attica c’è uno sviluppo estremamente coerente per questi animali, che ora non sono più i protagonisti e, avendo ceduto il posto all’uomo e ai suoi miti, restano in una parte secondaria del vaso. In basso è dipinta una fila di raggi ed, oltre al mondo animale, compare una ricca esemplificazione del mondo vegetale: palmette, fiori di loto, uniti fra di essi o stilizzati a sé.



.GR. Ο πόδας  του αγγείου εικονίζει τη μάχη των πυγμαίων και των ερωδιών.

Sul piede del vaso, tra due fasce decorative è raffigurata la scena comica della vivace lotta tra pigmei e gru (o "geranomachia"), prima raffigurazione di questo tema iconografico ripreso da una citazione nell'Iliade.



 .GR. Οι λαβές του αγγείου είναι διακοσμημένες με εικόνα της Ποτνίας θηρών με τον Αίαντα να μεταφέρει το σώμα του νεκρού Αχιλλέα. Στην εσωτερική καμπύλη των λαβών εικονίζονται από μια γοργόνα στην κάθε λαβή. 

Sulle anse, con minime varianti, sono ripetute sui due lati le stesse scene: in alto compaiono "Artèmide alata" (dominatrice delle fiere e degli animali in genere e dèa della caccia), nonché Aiace, che trasporta la salma di Achille ucciso da Paride; si chiude così il ciclo iniziato con il matrimonio tra Pèleo e Teti. Nella parte interna delle volute delle anse è una Gòrgone alata, raffigurata nell'usuale schema iconico arcaico della “corsa in ginocchio”. 






Calcio, Sferomachia ~ Ποδόσφαιρο, Σφαιρομαχία


Επιτύμβια στήλη 4ος αιών π.Χ.
Εθνικό Αρχαιολογικό Μουσείο Αθηνών





















































Oμοίωμα αρχαίας μπάλας ποδοσφαίρου.
Μελανοδοχείο από ελληνική λουστραρισμένη τερρακότα του 3ου αι. π.Χ.
Άμστερνταμ, Allard Pierson Museum

Il primo vocabolario italiano del 1612, degli Accademici della Crusca, avvalora la tesi fornendo la seguente definizione: "...è calcio anche il nome di un gioco, proprio e antico della città di Firenze, a guisa di battaglia ordinato, passato da’ Greci a’ Latini, e da’ Latini a noi".
La sferomachia era un gioco con la palla diffuso nel Peloponneso e nell' antica Grecia, (Lat."harpastum, harpasti ludus")
I Romani chiamavano il calcio “piedepalla”.
Intorno al 1500, era chiamato “calcio fiorentino” perché era giocato nelle piazze di Firenze.
Questo antico gioco della palla, però, era molto diverso dal calcio moder-no.
In Inghilterra, verso il 1700, il calcio comincia ad avere regole più simili alle attuali.



Emanuele Crisolora ~ Εμμανουήλ Χρυσολωράς

Μανουήλ Χρυσολωράς (Κωνσταντινούπολη, 1355 – Κωνσταντία, 1415)
Emanuele Crisolora (Costantinopoli, 1350 – Costanza, 1415)

.GR. Ο Μανουήλ Χρυσολωράς γεννήθηκε στην Κωνσταντινούπολη το 1350 και πέθανε στην Κωνστάντζα της Ελβετίας στις 15 Απριλίου 1415.
Ήταν Έλληνας ουμανιστής λόγιος που άκμασε στην Ιταλία στις αρχές του 15ου αιώνα, ο πρώτος που εδραίωσε τη διδασκαλία της Ελληνικής γλώσσας στην Δύση και επευφημήθηκε ως «homo prope divinus of incredibili humanitate» και πρωτεργάτης της Αναγέννησης.

Γόνος μιας οικογένειας αρχόντων της Κωνσταντινούπολης, η οποία φρόντισε να του δοθεί εξαιρετική καλλιέργεια (μαθήτευσε και υπό τον Γεώργιο Γεμιστό - Πλήθωνα), υπήρξε προσωπικός φίλος του αυτοκράτορα Μανουήλ Β Παλαιολόγου (1391 - 1425) και υπηρέτησε από το 1391 ως πρέσβης των Παλαιολόγων στην Ιταλία.
Κατά δε την διετία 1394 – 1395 ήταν διπλωματικός απεσταλμένος του αυτοκράτορα Μανουήλ Παλαιολόγου στην Δύση για εξεύρεση βοηθείας εναντίον των Οθωμανών και  του είχε ανατεθεί να πείσει μαζί με τον Δημήτριο Κυδώνη τις αρχές της Βενετίας να συμμαχήσουν με τους Παλαιολόγους προς αντιμετώπιση του τουρκικού κινδύνου.

Ο Φλωρεντινός μαικήνας Palla Strozzi, είχε καλέσει τον Χρυσολωρά στην Φλωρεντία με σκοπό να δημιουργηθεί ένα κέντρο ανθρωπιστικών σπουδών στην Φλωρεντία.
Το 1397 με ρητή επιθυμία ρητή ενος μεγάλου καγκελάριου της Δημοκρατίας της Φλωρεντίας του Coluccio Salutati φτάνει στη Φλωρεντια.
Προσχώρησε στον Ρωμαιοκαθολικισμό και στα τέλη του 1396 ο λόγιος πολιτικός Κολούτσιο Σαλουτάτι (Coluccio Salutati, 1331 – 1406) ίδρυσε ειδικά γι’ αυτόν στο φημισμένο «Στούντιο» της Φλωρεντίας μία έδρα Ελληνικής Φιλολογίας, την οποία ο Χρυσολωράς κράτησε επί μία τριετία (1397 – 1400, ενώ αργότερα την κράτησαν και οι Αργυρόπουλος και Χαλκοκονδύλης) και κυριολεκτικά «άφησε εποχή», μαθαίνοντας στους Ιταλούς σπουδαστές του τον ορθό τρόπο μετάφρασης των ελληνικών έργων στα λατινικά. Συνετάξε τη πρώτη στοιχειώδη γραμματική με τον τίτλο "Ερωτήματα" γιατί είχε γραφτεί με τη μορφή ερωτήσεων και απαντήσεων.
Χάρη στην Χρυσολωρά μελετητές της Φλωρεντίας ήταν σε θέση να διαβάσουν τους μεγάλους Έλληνες συγγραφείς άμεσα, χωρίς να χρειάζεται να καταφύγουν σε λατινικές μεταφράσεις και να μελετησουν τη Γεωγραφία του Κλαύδιου Πτολεμαίου.

 Οι παραδόσεις των μαθημάτων του εγίνοντο ενώπιον πολυπληθούς ακροατηρίου,που περιελάμβανε γνωστούς ανθρωπιστές και προσωπικότητες της Φλωρεντίας,ενώ και από γειτονικές πόλεις έρχονταν για τα μαθήματά του.δίδασκε τους μαθητές του χρησιμοποιώντας Ελληνικά χειρόγραφα.

Κατά διαστήματα ο Χρυσολωράς δίδαξε και σε άλλες πόλεις της Ιταλίας, όπως η Παβία, το Μιλάνο, η Ρώμη, ωστόσο στην Φλωρεντία, γνωστό κέντρο της Αναγέννησης, άρχισαν να διδάσκονται με τρόπο συστηματικό τα ελληνικά γράμματα.

Μαθητές του στην Φλωρεντία ήσαν οι Λεονάρντο Μπρούνι (Leonardo Bruni ή Aretino, περ. 1369 – 1444) και Αμπρόζιο Τραβερσάρι (Ambrogio Traversari, 1386 – 1439) επίσης ο Ρομπέρτο Ρόσσι, ο Λεονάρδος Τζουστιάνι, ο Πάλλα Στρότσι, ο Γιάκομπο Άντζελι ντα Σκαρπερία ( Iacopo Angeli).
Στο Μιλάνο ο Φραγκίσκος Φίλελφος καθώς και ο Γκουαρίνο ντα Βερόνα, ο Ουμπέρτο Ντετσέμπριο και ο Αμπόρτζιο Τραβερσάνι.
Τα επόμενα χρόνια επισκέφθηκε διάφορες πόλεις και δίδαξε στα σπουδαστήρια («πανεπιστήμια») της Μπολώνια, της Βενετίας και της Ρώμης (μετά από πρόσκληση του Μπρούνι, που τότε ήταν γραμματέας του πάπα Γρηγορίου του ΙΒ), συμβάλλοντας καθοριστικά στην αναζωπύρωση του ενδιαφέροντος για την μελέτη των έργων των κλασικών.
Το 1408 ο πάπας Αλέξανδρος ο Ε' τον έχρισε καρδινάλιο και του ανέθεσε να εργαστεί για την ένωση των Εκκλησιών, ενώ ο ίδιος πρωτοτύπησε αρκετά για την εποχή του, όταν προέτρεψε τον αυτοκράτορα της Κωνσταντινούπολης να αγωνιστεί για ένα «ημέτερον γένος» που κατάγεται από Έλληνες και Ρωμαίους.
Οργάνωσε την Σύνοδο της Κωνστάντζας (1414 – 1415), έλαβε μέρος ως αντιπρόσωπος των Ελλήνων και κέρδισε με την ευγλωττία του πάρα πολλούς από τους συμμετέχοντες και μάλιστα προτάθηκε από πολλούς για επόμενος πάπας (πέθανε ωστόσο κατά την διάρκεια της Συνόδου της Κωνστάντζας ) και θάφτηκε στο «παρεκκλήσι των Δομινικανών» ή «Inselhotel».Η επιτύμβια πλάκα του με εγκωμιαστικό επίγραμμα του μαθητή του Π. Βερτζέριο σώζεται ως σήμερα.


"Ο Χρυσολωράς υπήρξε ο λόγιος που έδωσε την πρώτη σοβαρή ώθηση για την άνθηση των ελληνικών σπουδών στην Ιταλία. Αντιμετωπίζοντας τη Δύση όχι ως τον αντίποδα της Ανατολής, συνέβαλε στην πολιτισμική προσέγγιση των δύο μερών της διηρημένης χριστιανοσύνης„
            G. Gammelli, I dotti Bizantine e le origini dell΄ umanismo I. Manuele Crisolora (Φλωρεντία (1941)

Την παρουσίαση του βίου και του έργου του (καθώς και των Αργυρόπουλου και Χαλκοκονδύλη) έκανε το 1941 στην Φλωρεντία ο φιλόλογος Τζουζέπε Καμμέλλι (1890 - 1977) στον πρώτο τόμο του τρίτομου έργου του «I dotti bizantini e le origini dell' umanesimo» (1941 - 1954).
                                       

Emanuele Crisolora è stato un umanista bizantino. La fama di Crisolora fu dovuta all'intensa attività di   umanista svolta nell'Europa occidentale nei primi anni del Quattrocento; compì infatti svariati viaggi in Italia nel tentativo di riavvicinare l'Impero Bizantino, ormai assediato su più fronti dall'esercito turco, agli stati europei e in particolare allo Stato Pontificio. Durante questi viaggi a sfondo diplomatico, l'intellettuale esportò la cultura greca antica e diede nuovo impulso alla conoscenza del greco, creando attorno a sé una cerchia di studiosi.
Emanuele Crisolora nacque a Costantinopoli intorno al 1350; la sua era una famiglia di antica nobiltà e prosperità. Durante la vita, strinse un'importante amicizia con l'imperatore Manuele II Paleologo, all'incirca suo coetaneo e grande amante della cultura.
Il rapporto di fiducia che si instaurò con il basileus gli fruttò una serie di incarichi diplomatici negli stati dell'Europa occidentale, e in particolare in Italia. Compì numerosi viaggi nella penisola, il primo dei quali può essere datato intorno al 1394-1395, durante il quale visitò Venezia, nel tentativo di stringere un'alleanza contro le armate turche.
Nel 1397 accade un fatto importantissimo nella storia della cultura fiorentina: giunge a Firenze, da Costantinopoli, Emanuele Crisolora, appositamente chiamato per insegnare il greco nello "studio" fiorentino, cioè in quella che era allora l"università" della città. Questo accadeva per espressa volontà di un grande cancelliere della repubblica fiorentina: Coluccio Salutati.
Grazie al Crisolora gli studiosi fiorentini furono in grado di leggere i grandi autori greci direttamente, senza dover ricorrere a traduzioni latine e quindi furono anche capaci di apprezzare meglio la Geografia di Claudio Tolomeo, potendola consultare sia direttamente sia attraverso la traduzione che il Crisolora ne fece, durante la sua permanenza a Firenze.
Nel 1400 si spostò a Pavia per ricongiungersi all'imperatore Manuele II Paleologo.
Nel 1403 Crisolora tornò a Costantinopoli accompagnato dall'umanista italiano Guarino Veronese.
Nel 1407 ripartì dalla capitale bizantina per un lungo viaggio in Europa, che lo portò a visitare Venezia, Genova, Parigi, Londra e la Spagna, nel disperato quanto tardivo tentativo di riallacciare i rapporti dell'impero con le corti europee; le sue missioni, tuttavia, non portarono ad alcun risultato concreto, e nel 1410 ritornò a Costantinopoli.
Nello stesso anno decise di tornare a Bologna, e nel 1411 si trasferì a Roma con la corte papale, dove compose la sua opera più nota, Roma parte del cielo - Confronto fra l'Antica e la Nuova Roma, un testo estremamente significativo se letto alla luce della sua attività diplomatica.
Nel 1413 si recò presso Lugano per un'ambasceria presso l'imperatore Sigismondo[senza fonte] per stabilire la data del Concilio di Costanza. Durante lo svolgimento, perorò con molta passione la causa della riunificazione dell'Impero Bizantino con gli stati europei in funzione anti-turca.
Morì il 15 aprile 1415 e venne seppellito a Costanza.

Le opere - Συγγράμματα

Ερωτήματα του Χρυσολωρά. Πρί[sic] ανωμάλων ρημάτων. Περί σχηματισμού των χρόνων εκ των Χαλκονδύλου. Το τέταρτον του Γαζή, περί συντάξεως. Περί εγκλητικών. Γνώμαι μονόστιχοι εκ διαφόρων ποιητών. Κάτων. Ερωτήματα Γουαρίνου = Erotemata Chrysolorae. De anomalis verbis. 
(Erotemata Civas Questiones)

Roma parte del cielo - Confronto fra l'Antica e la Nuova Roma.
(Σύγκρισις Παλαιάς και Νέας Ρώμης)

De anomalis verbis

Una grammatica g reca che propone nel metodo di studio una semplificazione della didattica, in particolare
della morfologia nominale.

Una traduzione latina della Repubblica di Platone.

Una serie di lettere e alcuni trattati di dubbia autenticità.

Traduzioni dal greco al latino (Mεταφράσεις στα λατινικά)
La Repubblica,  Platone (   Πλάτωνος Πολιτεία)
Odissea, Omero (Ομήρου Οδύσσεια)





 
 
 
 

La Mappa di Anthimos Gazis ~ O Χάρτης του Ανθιμου Γαζή



Carta geografica della Grecia di Anthimos Gazis.
Una delle più rare mappe della Grecia, stampata a Vienna nel 1800.
Viene considerata una versione nuova della Carta di Rigas Feraios (1797).
É montata su tela a stacchi.
BNCF- Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze


.GR. Πίναξ Γεωγραφικός της Ελλάδος του Ανθιμου Γαζή.
Απ' τους σπανιότερους Ελληνικούς χάρτες, τυπωμένος στη Βιέννη το 1800.
Θεωρείται νέα έκδοση τής Χάρτας του Ρήγα (1797)
Αποτελείται από φύλλα χάρτου σε λινό ύφασμα.
Κεντρική Εθνική Βιβλιοθήκη της Ιταλίας στη Φλωρεντία



Giorgio Mignaty ~ Γεώργιος Μηνιάτης


.GR. Ο Γεώργιος Μηνιάτης (1823-1895) ήταν ονομαστός Έλληνας ζωγράφος και δημοσιογράφος που άκμασε τον 19ο αιώνα. Γεννήθηκε στο Αργοστόλι το 1823 και στη συνέχεια μετά τις πρώτες σπουδές του στα Επτάνησα μετέβη στην Ιταλία όπου σπούδασε ζωγραφική παραμένοντας εκεί μέχρι τον θάνατό του. Παράλληλα όμως με τη ζωγραφική ασχολήθηκε και με την δημοσιογραφία όπου και διετέλεσε ανταποκριτής και σχεδιαστής των "Εικονογραφημένων Νέων" του Λονδίνου. Επίσης υπήρξε και μέλος του Διεθνούς Συνεδρίου Στατιστικής, στη Φλωρεντία.
Σύζυγός του ήταν η σπουδαία λογία και συγγραφέας Μαργαρίτα Μηνιάτη.


Dopo la morte di Elizabeth Barrett Browning (1861), Robert cercò di fare una fotografia del salotto di Casa Guidi per portarsi dietro il ricordo della loro casa, ma non vi riuscì. Chiese allora al pittore George Mignaty di rappresentare il loro salotto su tela. Una copia di questo quadro a olio si può ancora ammirare nel salone.

Δύο παιδιά με σταφύλια (1870)
Λάδι σε μουσαμά, 31x23 εκ.
Πινακοθήκη Ε. Αβέρωφ

Mignaty Albana Margherita ~ Μαργαρίτα Μηνιάτη

Μαργαρίτα Μηνιάτη
La scrittrice Margherita Albana nacque a Corfù, allora protettorato inglese, da Demetrio Albana e Caterina di Niccolò Palatino, sorella maggiore di due maschi. Il suo anno di nascita è incerto: secondo Angelo De Gubernatis è intorno al 1827, per Edouard Schuré è il 1831, ma i due biografi, legati a lei da rapporti sentimentali intensi, non sono attendibili. La sorella della madre, Nina Palatianò, sposò un gentiluomo inglese, sir Frederick Adam, alto commissario per le isole Jonie, e insieme ottennero di adottare la nipote: la portarono con loro in India dove rimasero tra il 1832 e il 1837, periodo in cui Adam fu governatore di Madras. Dopo il trasferimento della famiglia a Roma conobbe Giorgio Mignaty, pittore originario di Cefalonia, e lo sposò nei primi anni Quaranta dell’Ottocento, stabilendosi con lui in diverse città italiane tra cui Venezia e, infine, intorno al 1844-45, a Firenze. La coppia ebbe tre figli: due, Demetrio Federick ed Elena, morti rispettivamente a diciotto mesi (1846) e a cinque anni (1853) (Cimitero degli Inglesi),  l’altra, Aspasia fu una pittrice dilettante e rimase vicina alla madre fino alla sua morte. Margherita scriveva e parlava correntemente inglese, francese, greco e italiano; si inserì agevolmente nella vita sociale e mondana fiorentina; il suo salotto di via Larga (poi via Cavour) fu punto di incontro di stranieri e intellettuali di passaggio in città, di molti esponenti dell’élite liberale locale che costituivano un punto di contatto tra la Destra moderata e un'area di opinione più mobile e vasta, come dimostrano i nomi di Ubaldino Peruzzi, Francesco Dall’Ongaro, Angelo De Gubernatis. Margherita era amica e consigliera dello storico Pasquale Villari, e diventava scrittrice proprio negli anni in cui Villari otteneva la cattedra di Storia moderna a Firenze. Negli anni dell'unificazione appoggiò con passione la causa italiana scrivendo dal 1859 al 1866 apprezzate corrispondenze fiorentine per «The Daily News» incarnando, lei nobildonna greca che da Firenze, scriveva a favore dell’indipendenza italiana, il mito romantico della nazione agli occhi dell'opinione pubblica inglese, grazie ad una ideale unione del Risorgimento della Grecia per cui Byron era morto combattendo. Nelle sue corrispondenze dava conto di eventi politici, esprimeva impressioni favorevoli sullo spirito e il carattere degli italiani, per correggere l’opinione negativa dei lettori inglesi; fu la prima a pubblicare lo stato dell’istruzione pubblica in Italia, scrisse sulla «Rivista di Firenze» diretta da Atto Vannucci, dei connazionali Shelley e Byron. Nel 1865 dette alle stampe "An historical sketch illustrative of the life and times of Dante Alighieri, with an outline of the legendary history of Hell, Purgatory and Paradise previous to the Divina commedia" (A. Bertini, Firenze 1865); si interessò dell’opera di Wagner e scrisse "Le théatre de Beyrouth et la Reforme musicale de R. Wagner" (1873) dove spiegò tanto la parte filosofica quanto la tecnica del compositore. Sempre in linea con i suoi interessi sulla storia d'Italia e con il gusto inglese per il suo passato rinascimentale, dedicò a lord Gladstone il suo "Sketches of the historical past of Italy" (Bentley, Londra 1876). Degli anni Sessanta è anche la intensa relazione con Edouard Schuré, il filosofo alsaziano col quale condivideva la passione per la musica di Wagner, l’arte italiana e l’occultismo. Schuré le dedicò un capitolo nel suo "Donne ispiratrici" (Parigi 1930), ed intrattenne con il marito di lei un carteggio anche successivo alla morte della sua musa. Nel 1881 esce "Le Corrège, sa vie et son oeuvre" (Fischbacher, Paris 1881), trattato di estetica pratica grazie al quale le fu conferita la cittadinanza onoraria della città nelle cui raccolte civiche si trova anche un suo autoritratto. Morì a Livorno il 20 settembre del 1887; la salma ebbe pubblici onori, fu esposta in una sala della stazione di Firenze dove Edouard Schuré e Angelo De Gubernatis recitarono un'orazione funebre. È sepolta nel cimitero dei protestanti di Porta Romana. (siusa.archivi.beniculturali.it)
Edouard Schuré ha  dedicó la sua celebre opera ''I grandi iniziati'' a Margherita Albana Mignaty.


.GR. Η Μαργαρίτα Μηνιάτη (1821-1887), το γένος Αλβάνα, ήταν Ελληνίδα λογία και συγγραφέας που άκμασε τον 19ο αιώνα.
Γεννήθηκε στην Κέρκυρα το 1821 όπου και υιοθετήθηκε από τον Άγγλο Αρμοστή της Επτανήσου, σύζυγο της αδελφής της μητέρας της, Σερ Άνταμ. Ταξίδεψε σε πολλές χώρες όπου και γνώρισε πολλές προσωπικότητες της εποχής της από την Ευρώπη και την Ανατολή, συμπληρώνοντας την μόρφωσή της και την οξυδέρκειά της επί των διαφόρων γεγονότων.
Σε ηλικία 22 ετών γνωρίστηκε με τον Έλληνα ζωγράφο Γεώργιο Μηνιάτη τον οποίον ερωτεύθηκε σφόδρα και τελικά παντρεύτηκε όπου και εγκαταστάθηκε μαζί του στην Φλωρεντία.
Απέκτησαν 3 παιδιά, τον Δημήτριο, την Ελένη και την Ασπασία. Τα δύο πρώτα απεβίωσαν σε μικρή ηλικία, ο Δημήτριος 2 ετών και η Ελένη 5 ετών. (Ο τάφος τους βρίσκεται στο νεκροταφείο των Άγγλων,στη Φλωρεντία)
Η Οικία των Μηνιάτη στην Φλωρεντία εξελίχθηκε σε εντευκτήριο ονομαστών διανοουμένων της εποχής, λογοτεχνών και καλλιτεχνών. Η Μαργαρίτα Μηνιάτη από το 1860 άρχισε να συνεργάζεται με πολλές εφημερίδες και περιοδικά, ιταλικά, γαλλικά και αγγλικά. Το 1866 δημοσίευσε μελέτη περί της εποχής του Δάντη. Λαμβάνοντας θάρρος εξ' αυτού, που σημείωσε επιτυχία, τόλμησε και συνέγραψε στην συνέχεια το έργο "Ιστορικές σκιαγραφίες των πνευματικών και καλλιτεχνικών σχέσεων της Ιταλίας μετά της Βυζαντινής Αυτοκρατορίας", το οποίο δημοσίευσε στην αγγλική γλώσσα και έτυχε άριστης εντύπωσης στους διεθνείς πνευματικούς κύκλους της εποχής εκείνης. Αξιόλογο επίσης έργο της ήταν "Η ζωή και το έργο του Κορρεγίου" που δημοσίευσε το 1881 στην γαλλική γλώσσα.
Η Μαργαρίτα Μηνιάτη δεν έπαψε σε όλα σχεδόν τα έργα της να εξυμνεί την Ελλάδα και να υπερηφανεύεται για την καταγωγή της.
Σημειώνεται ότι ο  Edouard Schuré αφέρωσε το περίφημο έργο του "Μεγάλοι Μύσται"  στην Ελληνίδα λογία Μαργαρίτα Α. Μηνιάτη.
Πέθανε στο Λιβόρνο το 1887 και η σορός της μεταφέρθηκε και ετάφη στην Φλωρεντία.  (wikipedia)