La nascita dell'opera ~ Η γέννηση της όπερας

Camerata Fiorentina

Targa  su palazzo Bardi a Firenze

 

Camerata Fiorentina o Camerata de’ Bardi, dal nome del Conte Giovanni Bardi si intende quel gruppo di letterati e musicisti attivi a Firenze che negli ultimidecenni del ‘500 ispirati delle antiche tragedie greche si incontravano per discutere di musica, letteratura, scienza ed arti.
Musicisti come Jacopo Peri, Vincenzo Galilei (padre di Galileo), Giulio Caccini, Emilio de’ Cavalieri, letterati come Ottavio Rinuccini e Girolamo Mei, sono alcuni protagonisti di questa stagione carica di tensione creativa.
L'intendimento della Camerata era principalmente quello di riportare ai fasti di un tempo lo stile drammatico degli antichi greci.

Dafne“ è in assoluto la prima composizione conosciuta, che secondo gli attuali standard, può essere considerata un'opera che venne composta da Jacopo Peri, nel 1598.
Il soggetto è incentrato sulla storia dell'amore fra il dio Apollo per la ninfa Dafne.
Essa fu probabilmente rappresentata fra il 1597 e il 1598 a Palazzo Corsi e costituì il tentativo di far rivivere la tragedia greca, secondo nuovi dettami. Fu molto lontana da ciò che gli antichi greci avrebbero approvato,
ma divenne una nuova forma di spettacolo che si sarebbe poi sviluppata nei successivi 400 anni.

La prima azione teatrale eseguita in pubblico è “L’Euridice” che fu rappresentata il 6 ottobre 1601, in Palazzo Pitti, in occasione delle nozze del re Enrico IV di Francia con Maria de’ Medici.
Racconta la storia d'amore fra i personaggi mitologici di Orfeo ed Euridice, composta da Jacopo Peri su di un libretto dell'egloga pastorale omonima del poeta fiorentino Ottavio Rinuccini.
Quasi due anni dopo, il 5 dicembre 1602 viene preceduta da un’altra “L’Euridice” di un grande musicista laziale, Giulio Caccini (1571 - 1618), basata sullo stesso libretto, sempre a Palazzo Pitti.

Accademia Platonica di Firenze ~ Πλατωνική Ακαδημία της Φλωρεντίας



L'Accademia platonica di Firenze fu un'istituzione culturale fondata a Firenze
nel 1462 da Marsilio Ficino, per incarico di Cosimo de' Medici,
nella Villa medicea di Careggi.


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Il contesto culturale in cui l'Accademia si trovò ad operare era allora fortemente segnato dal platonismo, rinato in Italia verso la fine del XV secolo, attraverso l'umanesimo. Fu in particolare l'istituzione di cattedre di greco nelle principali università, dovuta a diversi episodi come la provvisoria riunificazione tra le Chiese d'Oriente e d'Occidente del 1438, o la diaspora di intellettuali bizantini dopo la presa di Costantinopoli (1453) arruolati come insegnanti in Italia, che permise l'uso diretto dei testi di Platone, pressoché sconosciuti nel Medioevo, che diede avvio alle traduzioni in latino.


 A Firenze l'Accademia, che doveva significare simbolicamente la riapertura dell'antica Accademia di Atene, costituì un importante cenacolo di artisti, filologhi e intellettuali. Qui Marsilio Ficino tradusse in latino l'opera di Platone, ma anche di Plotino e di altri esponenti del neoplatonismo: fu proprio quest'ultima chiave interpretativa del platonismo a prevalere. Platone cioè era considerato idealmente il capostipite di concezioni filosofiche appartenute anche ad autori successivi e cristiani, come Agostino o Boezio.
Fra gli esponenti principali dell'Accademia Neoplatonica ci furono, oltre allo stesso Ficino, Pico della Mirandola, Poliziano, Nicola Cusano, Leon Battista Alberti, Bartolomeo Scala e Cristoforo Landino, nonché esponenti della famiglia dei Medici, quali Giuliano de' Medici e Lorenzo il Magnifico. essi si riunivano alla villa di Careggi, nei dintorni di Firenze.


Dopo la morte del Magnifico (1492) l'Accademia si riunì alla villa di Bernardo Rucellai, presso gli Orti Oricellai. Fecero parte di questa "seconda generazione" Niccolò Machiavelli, il Trissino, Jacopo da Diacceto, Luigi Alamanni e tanti altri. Tra l'altro in questo periodo l'Accademia si distinse per le posizioni favorevoli alla Repubblica e quindi antimedicee, che valsero agli accademici non pochi problemi. L'Accademia fu infatti sciolta nel 1523, in conseguenza della congiura ordita contro il cardinale Giulio de' Medici da parte di alcuni suoi membri. (wiki)

Il concilio di Firenze ~ Η Εν Φλωρεντία Σύνοδος

Giovanni VIII Paleologo nell'affresco di Benozzo Gozzoli nella Cappella dei Magi
Palazzo Medici Riccardi, Firenze
Da tempo la Repubblica fiorentina si adoperava per ottenere il trasferimento del concilio a Firenze, che dal 1438 era riunito a Ferrara con il compito di attuare la riunificazione delle Chiese d'Occidente e d'Oriente.
Dall'autunno dello stesso anno l'attività diplomatica delle autorità fiorentine potè intensificarsi approfittando di una crisi profonda che rischiava di portare alla chiusura dei lavori. Gli ostacoli erano molteplici: l'epidemia di peste in Val Padana, la conquista dei territori pontifici in Emilia da parte delle truppe dei Visconti, le spese elevatissime sostenute dall'amministrazione pontificia per ospitare la rappresentanza greca.
Il 3 dicembre la Repubblica inviò a Ferrara come ambasciatore presso papa Eugenio IV, Lorenzo di Giovanni di Bicci de' Medici per offrire ospitalità al concilio e ai suoi partecipanti e il finanziamento con ingenti somme di denaro stanziate. Gli stanziamenti comunali deliberati crebbero nel corso del mese fino a 4.000 fiorini stanziati il 30 dicembre. Sostenitori diretti del trasferimento erano i Medici, in particolare Cosimo il Vecchio, fratello maggiore di Lorenzo, divenuto arbitro indiscusso della situazione politica cittadina dopo il rientro dall'esilio nel 1434.
Il 10 gennaio 1439, papa Eugenio IV chiuse l'ultima sessione conciliare a Ferrara e deliberò il trasferimento a Firenze.
Il 27 gennaio, giorno dell'arrivo a Firenze del papa, fu dichiarato festivo, affinché tutta la cittadinanza potesse assistere ai solenni festeggiamenti. Il patriarca Giuseppe, arrivato l'11 febbraio.
L'imperatore Giovanni VIII Paleologo giunse il 15 febbraio facendo un ingresso spettacolare. Il cancelliere della Repubblica, Leonardo Bruni accolse le due autorità greche con solenni discorsi in greco.
I rappresentanti greci furono ospitati in eleganti dimore cittadine.
Il patriarca Giuseppe prese dimora in Palazzo Ferrantini in borgo Pinti,
l'imperatore Giovanni ebbe a disposizione l'insieme di Palazzo Peruzzi e delle case attigue fra la piazza omonimae borgo de' Greci,
Il fratello Demetrio risedette nel Palazzo de' Castellani nell'attuale piazza de' Giudici.
Il 26 febbraio si tenne la seduta iniziale che dette l'avvio ai lavori. Le sessioni, tenute nella sala grande del Palatium Apostolicum di Santa Maria Novella, iniziarono il 2 marzo. Cosimo il Vecchio de' Medici, il principale promotore privato e finanziatore del concilio, ottenne di poter presenziare alle sessioni.
Le trattative furono turbate il 10 giugno dall'improvvisa morte del patriarca Giuseppe, sepolto nella stessa chiesa di Santa Maria Novella, nel transetto destro.
Fra i partecipanti al concilio c'erano molti prelati umanisti: Niccolò Albergati, Giovanni Bessarione, Branda Castiglione, Domenico Capranica, Giovanni Cesarini, Tommaso Parentucelli (poi papa Niccolò V), Giovanni Torquemada, Ambrogio Traversari (abate del monastero fiorentino di Santa Maria degli Angeli). Con costoro poterono confrontarsi umanisti e letterati fiorentini di prim'ordine, quali Poggio Bracciolini, Leonardo Bruni, Giannozzo Manetti, Carlo Marsuppini.
Artisti e architetti come Brunelleschi, Donatello, Ghiberti, musicisti come Squarcialupi, matematici e astronomi come Toscanelli, arricchivano ulteriormente questo inedito consesso di personalità eccellenti, ingegni e artefici straordinari sullo sfondo di una Firenze già culla dell'umanesimo e del nuovo stile rinascimentale, ora eletta a luogo di incontro e fulcro pacificatore della cristianità. Ad essi si univa anche Leon Battista Alberti giunto a Firenze con papa Eugenio IV, come abbreviatore apostolico.
L'arrivo di dotti bizantini come Emanuele Crisolora, Giorgio Trebisonda, Teodoro di Gaza e Gemisto Pletone permise l'ingresso di centinaia di codici greci nelle biblioteche fiorentine.

Giuseppe II, patriarca di Costantinopoli
nell'affresco di Benozzo Gozzoli nella Cappella dei Magi
Palazzo Medici Riccardi, Firenze

La dottrina dei principali rappresentanti della scienza e del pensiero orientale favorì interessanti sviluppi dell'umanesimo, della filosofia e della cultura. Così i sontuosi corteggi che accompagnavano il patriarca e l'imperatore d'Oriente, con i costumi e le fisionomie esotiche, usanze e riti singolari, suscitarono tanta curiosità e stupore da lasciare immancabili segni nell'immaginario di artisti e letterati. 
Firenze sembrava vivere la 'favola' del viaggio dei Magi d'oriente.

Il 6 luglio in Santa Maria del Fiore, il cardinale Cesarini e il cardinale Bessarione proclamarono solennemente la riunificazione delle due Chiese con due discorsi rispettivamente in latino e in greco.
Il 22 novembre, ancora in Duomo si celebrava l'unione con gli armeni stipulata dalla bolla Deo auditori nostro.
Il 4 febbraio 1441 in Santa Maria Novella fu data lettura della bolla Cantate Domino quondam magnifice fecit che sanciva l'unione con la Chiesa copta.

Il successo religioso e politico del concilio fu di breve durata, poiché le Chiese latina e greca riunite a Firenze ben presto tornarono a dividersi, mentre Costantinopoli cadeva in mano a Maometto II nel 1453. Assai più duraturo e profondo fu invece l'apporto culturale dell'evento che ebbe conseguenze importanti anche a lungo termine.  
L'arrivo dei dotti bizantini e dei loro codici offrì l'occasione di scoprire e conoscere la cultura greca antica. I filosofi fiorentini si aprirono con interesse al pensiero di Platone, mentre Leon Battista Alberti nei suoi trattati evidenziò i caratteri peculiari e imprescindibili della bellezza propria della grecità classica. Nelle arti figurative il modello greco provocò un significativo rinnovamento stilistico verso una maniera più dolce, luminosa, elegante e raffinata, ben evidente nelle opere di Ghiberti, Donatello, Luca della Robbia, Angelico e Domenico Veneziano.

Autoritratto di Benozzo Gozzoli dove forse sono raffigurati
Giorgio Gemisto Pletone, Giovanni Argiropulo, Isidoro di Kiev,
Teodoro Gaza e Niccolò Perotti.
Palazzo Medici Riccardi, Firenze

La riunificazione della Chiesa d'Occidente con la Chiesa d'Oriente sancita nel concilio di Firenze nel 1439 è celebrata allusivamente in alcune opere figurative realizzate negli anni seguenti. Le più significative fra quelle che la critica ha riferito a tale importante evento, sono:
⋆ la formella in bronzo dorato di Lorenzo Ghiberti raffigurante l' Incontro di Salomone con la regina di Saba nella Porta del Paradiso al Battistero (ora Museo dell'Opera del Duomo),
⋆ l'affresco di Paolo Uccello con il Diluvio Universale nel chiostro verde di Santa Maria Novella,
⋆ la facciata di Santa Maria Novella progettata da Leon Battista Alberti,
⋆ le illustrazioni miniate da Apollonio di Giovanni nel codice con l'opera di Virgilio nella Biblioteca Medicea Laurenziana.
⋆ gli affreschi di Benozzo Gozzoli raffiguranti il Viaggio dei Magi nella cappella di Palazzo Medici
  
Fonti:  Accademia Colombaria, Palazzo Medici Riccardi, Wikipedia.

Museo archeologico nazionale di Firenze


kouroi dell'Apollo e dell'Apollino (Milani)



Torso maschile 480-470 B.C.



Testa femminile 575-550 B.C.




Kylix Attico 510-500 B.C


Vaso Greco