|
Giovanni VIII Paleologo nell'affresco di Benozzo Gozzoli nella Cappella dei Magi
Palazzo Medici Riccardi, Firenze |
Da tempo la
Repubblica fiorentina si adoperava per ottenere il trasferimento del concilio a Firenze, che dal 1438 era riunito a Ferrara con il compito di attuare la
riunificazione delle Chiese d'Occidente e d'Oriente.
Dall'autunno dello stesso anno l'attività diplomatica delle autorità fiorentine potè intensificarsi approfittando di una crisi
profonda che rischiava di portare alla chiusura dei lavori. Gli
ostacoli erano molteplici: l'epidemia di peste in Val Padana, la
conquista dei territori pontifici in Emilia da parte delle truppe dei
Visconti, le spese elevatissime sostenute dall'amministrazione
pontificia per ospitare la rappresentanza greca.
Il 3 dicembre la Repubblica inviò a Ferrara come ambasciatore presso papa Eugenio IV, Lorenzo di
Giovanni di Bicci de' Medici
per offrire ospitalità al concilio e ai suoi partecipanti e il finanziamento
con ingenti somme di denaro stanziate. Gli stanziamenti comunali deliberati crebbero nel corso del mese fino a 4.000 fiorini stanziati il
30 dicembre. Sostenitori diretti del trasferimento erano i Medici, in
particolare
Cosimo il Vecchio,
fratello maggiore di Lorenzo, divenuto arbitro indiscusso della
situazione politica cittadina dopo il rientro dall'esilio nel 1434.
Il 10 gennaio 1439, papa Eugenio IV chiuse l'ultima sessione conciliare a Ferrara e deliberò il trasferimento a Firenze.
Il 27 gennaio, giorno dell'arrivo a Firenze del papa, fu dichiarato festivo, affinché tutta la cittadinanza potesse assistere ai solenni festeggiamenti. Il
patriarca Giuseppe,
arrivato l'11 febbraio.
L'imperatore
Giovanni VIII Paleologo giunse il 15 febbraio facendo un ingresso spettacolare. Il cancelliere della Repubblica, Leonardo Bruni accolse le due autorità greche con solenni discorsi in greco.
I rappresentanti greci furono ospitati in eleganti dimore cittadine.
Il
patriarca Giuseppe prese dimora in
Palazzo Ferrantini in
borgo Pinti,
l'
imperatore Giovanni ebbe a disposizione l'insieme
di Palazzo Peruzzi e delle case attigue fra la piazza omonimae
borgo de' Greci,
Il
fratello Demetrio risedette nel
Palazzo de' Castellani nell'attuale
piazza de' Giudici.
Il
26 febbraio si tenne la seduta iniziale che dette
l'avvio ai lavori. Le sessioni, tenute nella sala grande del
Palatium Apostolicum di
Santa Maria Novella, iniziarono il 2 marzo.
Cosimo il Vecchio de' Medici, il principale promotore privato e finanziatore del concilio, ottenne di poter presenziare alle sessioni.
Le trattative furono turbate il 10 giugno dall'improvvisa
morte del patriarca Giuseppe,
sepolto nella stessa chiesa di Santa Maria Novella, nel transetto
destro.
Fra i partecipanti al concilio c'erano molti
prelati umanisti:
Niccolò Albergati, Giovanni Bessarione, Branda Castiglione, Domenico
Capranica, Giovanni Cesarini, Tommaso Parentucelli (poi papa Niccolò V),
Giovanni Torquemada, Ambrogio Traversari (abate del monastero
fiorentino di Santa Maria degli Angeli). Con costoro poterono
confrontarsi
umanisti e letterati fiorentini di prim'ordine, quali
Poggio Bracciolini,
Leonardo Bruni,
Giannozzo Manetti,
Carlo Marsuppini.
Artisti e architetti come
Brunelleschi,
Donatello,
Ghiberti,
musicisti come
Squarcialupi,
matematici e astronomi
come
Toscanelli, arricchivano ulteriormente questo inedito consesso di
personalità eccellenti, ingegni e artefici straordinari sullo sfondo di
una Firenze già culla dell'umanesimo e del nuovo stile
rinascimentale, ora eletta a luogo di incontro e fulcro pacificatore
della cristianità. Ad essi si univa anche
Leon Battista Alberti giunto a
Firenze con papa
Eugenio IV, come abbreviatore apostolico.
L'arrivo di
dotti bizantini
come
Emanuele Crisolora,
Giorgio Trebisonda,
Teodoro di Gaza e
Gemisto Pletone permise l'ingresso di
centinaia di codici greci nelle biblioteche fiorentine.
|
Giuseppe II, patriarca di Costantinopoli
nell'affresco di Benozzo Gozzoli nella Cappella dei Magi
Palazzo Medici Riccardi, Firenze |
La dottrina dei principali rappresentanti della scienza e del pensiero
orientale favorì interessanti sviluppi
dell'umanesimo, della filosofia e della cultura. Così i sontuosi
corteggi che accompagnavano il patriarca e l'imperatore d'Oriente, con i
costumi e le fisionomie esotiche, usanze e riti
singolari, suscitarono tanta curiosità e stupore da lasciare immancabili
segni nell'immaginario di artisti e letterati.
Firenze sembrava vivere
la 'favola' del viaggio dei Magi d'oriente.
Il 6 luglio in
Santa Maria del Fiore, il cardinale Cesarini e il cardinale Bessarione proclamarono solennemente la
riunificazione delle due Chiese con due discorsi rispettivamente in latino e in greco.
Il 22 novembre, ancora in Duomo si celebrava l'unione con gli
armeni stipulata dalla bolla
Deo auditori nostro.
Il 4 febbraio 1441 in Santa Maria Novella fu data lettura della bolla
Cantate Domino quondam magnifice fecit che sanciva l'unione con la
Chiesa copta.
Il successo religioso e politico del concilio fu di
breve durata,
poiché le Chiese latina e greca riunite a Firenze ben presto tornarono a
dividersi, mentre Costantinopoli cadeva in mano a Maometto II nel 1453.
Assai più duraturo e profondo fu invece
l'apporto culturale
dell'evento che ebbe conseguenze importanti anche a lungo termine.
L'arrivo dei dotti bizantini e dei loro codici offrì l'occasione di
scoprire e conoscere la cultura greca antica. I filosofi
fiorentini si aprirono con interesse al pensiero di Platone, mentre
Leon Battista Alberti nei suoi trattati evidenziò i caratteri peculiari e
imprescindibili della bellezza propria della grecità classica. Nelle arti figurative
il modello greco provocò un significativo rinnovamento stilistico verso
una maniera più dolce, luminosa, elegante e raffinata, ben evidente
nelle opere di Ghiberti, Donatello, Luca della Robbia, Angelico e
Domenico Veneziano.
|
Autoritratto di Benozzo Gozzoli dove forse sono raffigurati Giorgio Gemisto Pletone, Giovanni Argiropulo, Isidoro di Kiev, Teodoro Gaza e Niccolò Perotti. Palazzo Medici Riccardi, Firenze |
La riunificazione della Chiesa d'Occidente con
la Chiesa d'Oriente sancita nel concilio di Firenze nel 1439 è celebrata
allusivamente in alcune opere figurative realizzate negli anni
seguenti. Le più significative fra quelle che la critica ha riferito a
tale importante evento, sono:
⋆ la formella in bronzo dorato di
Lorenzo Ghiberti raffigurante l'
Incontro di Salomone con la regina di Saba nella
Porta del Paradiso al Battistero (ora Museo dell'Opera del Duomo),
⋆ l'affresco di
Paolo Uccello con il
Diluvio Universale nel chiostro verde di Santa Maria Novella,
⋆ la facciata di Santa Maria Novella progettata da
Leon Battista Alberti,
⋆ le illustrazioni miniate da
Apollonio di Giovanni nel codice con l'opera di Virgilio nella Biblioteca Medicea Laurenziana.
⋆ gli affreschi di
Benozzo Gozzoli raffiguranti il
Viaggio dei Magi nella cappella di Palazzo Medici
Fonti: Accademia Colombaria, Palazzo Medici Riccardi, Wikipedia.